Il guerrilla marketing, soprattutto nell’ambito turistico, è uno di quegli strumenti che entusiasmano sempre i creativi, ma poi si rivelano assai più difficili da gestire del previsto. Quando si organizza una campagna di guerrilla marketing, infatti, bisogna ricordarsi che si sta cercando di “entrare” nella quotidianità del pubblico, per ottenere l’attenzione dei potenziali clienti, in momenti in cui non necessariamente sono predisposti a concederla. Per questo motivo l’equilibrio è essenziale: basta poco per far percepire la campagna come intrusiva o esagerata. Per fortuna degli operatori del settore, l’industria turistica offre una varietà di spunti per creare ottime campagne guerrilla che risultino sempre “nel posto giusto al momento giusto”. Il bello di lavorare all’interno di un settore come quello del turismo è che si può fare appello a sensazioni interamente positive, prospettando esperienze che generano meraviglia, che coinvolgono e che sono oggetto dei desideri e delle aspirazioni del pubblico, durante i mesi trascorsi a lavorare.
Guerrilla marketing: quanto investire?
C’è inoltre da dire che le tecniche di marketing appropriate nel settore del turismo, in un mercato affollato sono diverse da quelle adatte a un mercato debole. Quando c’è poca concorrenza, paradossalmente, è bene investire generosamente nel proprio marketing e rivolgerlo a un pubblico il più ampio possibile, per acquisire quote di mercato in vista della ripresa. Quando invece, come nel caso dell’industria turistica contemporanea, il mercato è affollatissimo e la concorrenza spietata, le offerte devono essere ultra-personalizzate e assolutamente memorabili. Ogni azione promozionale deve essere un evento in sé, ispirare meraviglia, creare un efficace passaparola ed entusiasmare il pubblico a cui è diretta.
Una sorpresa in ufficio
Un esempio efficacissimo di guerrilla marketing adatto alle agenzie di viaggi, con elementi di fidelizzazione del cliente, consiste nell’individuare i clienti più affezionati che lavorino in un ufficio e offrire, a loro e a tutti i loro colleghi, una colazione “a domicilio”, consegnata direttamente sul luogo di lavoro. La spesa per rivolgersi a uno dei tanti servizi che consegnano presso gli uffici può essere di qualche centinaio di Euro – se si ripete l’operazione più volte – ma, in cambio di un generoso giro di caffè e cornetti (abbinati ovviamente al vostro materiale informativo), potrete essere certi di creare un’impressione duratura in un gruppo di persone che, per il solo fatto di condividere il luogo di lavoro con qualcuno che è già vostro cliente, potenzialmente rientrano in un gruppo demografico che vi interessa raggiungere. Il valore aggiunto sta nel fatto che a tutti piace pensare alle vacanze, mentre si è in ufficio. Trascorrere la pausa a sfogliare il depliant per un viaggio è un’esperienza piacevole e l’insolita “interruzione” verrà probabilmente accolta con favore.
Incuriosire con la street-art
Diverse sono le necessità delle istituzioni che gestiscono monumenti e attrazioni turistiche: il loro scopo è aumentare il traffico lavorando sul territorio, quindi cercando di catturare l’attenzione tanto dei turisti di passaggio quanto dei residenti, che possono aver voglia di riscoprire la propria città. Un esempio perfetto (e adorabile) è quello del Museo dell’Infanzia V&A di Londra, che ha tappezzato la città di sticker che invitavano a “vedere il mondo con gli occhi di un bambino”. Il contributo della campagna alla street art locale, tuttavia, non si limitava a questo: l’arredo urbano è stato integrato da stencil creati apposta per rendere più fantasiosi gli angoli della capitale inglese. Per esempio, un tubo per l’aereazione può diventare uno squalo, una curiosa macchia sul muro o sull’asfalto, con l’aggiunta di occhi e orecchie o becco e coda può diventare un topolino che guarda un pezzo di formaggio, oppure uno struzzo, mentre dal tubo di una grondaia può penzolare una simpatica scimmietta.
Tutte queste trovate visive sono talmente ben realizzate da diventare immediatamente virali, poiché invitano non solo a fotografarle, ma a condividerle sui social. Una campagna simile avrebbe potuto essere resa ancora più efficace con l’aggiunta di un hashtag da suggerire a chi fotografava gli sticker.
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