In un’illuminante intervista rilasciata a Variety nel mese di luglio, Josh Goldstine, presidente del marketing della Warner Bros, ha parlato di quella miscela unica di strategia e intuizione che ha portato il film “Barbie” a un successo senza precedenti.
Less is more: il potere della pubblicità che non rivela troppo
Goldstine ha rivelato che il trionfo del film di Greta Gerwig risiede in un approccio di marketing assolutamente non convenzionale, fatto di poche informazioni, pochi spot e molto clamore. A questo si è aggiunto l’uso strategico della polemica, arte difficilissima da dominare, ma che in questo caso ha raggiunto vette di pura eccellenza.
Parlando dello slogan “Se ami Barbie, questo film è per te. Se odi Barbie, questo film è per te”, Goldstine ha infatti spiegato che la fama planetaria della creatura della Mattel ha suscitato, nel tempo, reazioni contrastanti. Perché quindi includere solo i supporter della celebre bambola, escludendo i detrattori?
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“La parola ‘odio’ è complicata nel marketing e di solito non la usiamo. In questo caso, però, ha permesso a decine di persone di guardare questo film e di rendersi conto che comprendeva il viaggio che Barbie ha fatto negli ultimi 45-50 anni” è il commento di Goldstine. Questa geniale operazione di marketing è riuscita ad attirare tutti e si è quindi rivelata vincente, mentre sui social si sono moltiplicati i contenuti “dedicati”: lodi, critiche, parodie, tutto ha agito da cassa di risonanza, con un’eco sempre maggiore e inarrestabile.
Partnership strategiche per un “fenomeno pop”
Le partnership hanno avuto un ruolo fondamentale nella definizione dello stile visivo del film. Goldstine ha precisato che alcune riguardavano accordi di licenza con Mattel, mentre altre erano con marchi che hanno deciso autonomamente di aderire allo schema cromatico ed estetico del film. Questo ha creato un trend potentissimo, in cui elementi di moda mainstream si sono allineati al prodotto della Warner Bros, facendolo diventare un fenomeno pop globale.
Rompere gli stereotipi: un product placement non ordinario
Il film “Barbie” sfoggia un product placement unico e totalmente anticonvenzionale, arrivando a prendere in giro la sua protagonista e il suo mondo con un ironia e un’autoironia decisamente insolite, in una prospettiva commerciale. Parliamo, per intenderci, di un film sulla Mattel, approvato dal brand e con una trama che comprende alcuni momenti in cui i dirigenti del marchio vengono distorti in modo umoristico e spregiudicato.
In un’intervista al Guardian, Goldstine parla apertamente di un atto di coraggio da parte dell’azienda, che ha accettato il rischio e ha scelto di “essere a proprio agio nel non essere messa a proprio agio”. Questo approccio è risultato vincente, conquistando il pubblico proprio perché non è andato “sul sicuro”.
Sfruttare i social media e i meme per ottenere popolarità
Ancora prima dell’uscita del film, si è verificato un significativo picco di popolarità grazie ai social media e a trovate geniali come la diffusione dei meme “Barbenheimer” su TikTok, con un crossover tra i due film più famosi in quel momento, “Barbie” e “Oppenheimer”. La tendenza è diventata presto virale, con i due film a farsi da traino reciprocamente finendo, da competitor, per guadagnare punti con la sinergia.
Anche andare alla proiezione del film indossando qualcosa di rosa è diventato presto una moda, alimentata in sala così come sulle piattaforme e gli spettatori sono diventati parte attiva di un’ulteriore promozione.
Insomma, le riflessioni di Goldstine gettano una luce chiara e forte sulle strategie pubblicitarie che hanno sancito il successo di “Barbie” ben oltre il tetto dell’investimento mobilitato, che in ogni caso è stato più che ingente.
Stimolando l’attenzione collettiva con poche informazioni, ma ben mirate, abbracciando sia i fanatici che i detrattori di Barbie e coinvolgendo creativamente il pubblico, sia online che offline, Warner Bros è riuscita a trasformare il film in un vero e proprio fenomeno culturale.
Questa innovativa saga del marketing è quindi un esempio lampante di come sia possibile infrangere le tradizionali norme di promozione per costruire un pubblico ampio, coinvolto e curioso. Risultando vincenti.