Il tema che polarizzerà le discussioni in tutti gli ambiti, in questo 2021 pieno di incertezze, è senza dubbio la sostenibilità. Lo ha dimostrato di recente l’esperienza di GECO Expo. Prima grande fiera online tutta italiana dedicata proprio ai tanti modi di rendere più sostenibili alcune delle industrie che rappresentano i motori fondamentali della nostra economia. Che cosa vuol dire questo? Alcune “buzzwords” che fino a ieri erano il monopolio esclusivo di poche nicchie di attivisti o di esperti, oggi sono di interesse pubblico e piacciono tanto al pubblico quanto ai brand.
Una di queste è “economia circolare”.
Questo termine è passato dal discorso sottotraccia degli ambientalisti più avveduti a parola chiave dello sviluppo aziendale di tantissime realtà, soprattutto perché ci si è resi progressivamente conto delle sue implicazioni. La creazione di una vera, effettiva e funzionale economia circolare, infatti, non ha solo ripercussioni positive sul pianeta in termini di riduzione delle emissioni e degli sprechi, ma produce anche un impatto economico fortemente positivo sul bilancio delle aziende che decidono di incorporarla fra le proprie pratiche. Perché? I motivi principali sono due.
1 – Dal punto di vista pratico, operare scelte di economia circolare incide su due aspetti principali di qualsiasi attività produttiva e in particolare manifatturiera: l’approvvigionamento dei materiali e lo smaltimento dei rifiuti. Detto in termini semplici, che cosa significa pensare in termini di economia circolare?
Significa cercare di non sprecare nulla e guardare ai prodotti di scarto di qualsiasi processo di lavorazione con occhi nuovi. Se cominciamo a pensare, per esempio, che le parti di lana inutilizzabile a scopi tessili e quindi scartate dagli allevatori di ovini di una certa regione possano essere riutilizzate per costruire dispositivi che permettono la cottura dei cibi a bassa temperatura, come è avvenuto nel caso della Cassetta di Cottura Filo&Fibra premiata agli Smart Talk di GECO a fine gennaio, stiamo ottenendo tre fondamentali risultati. In primo luogo, gli allevatori non dovranno più sostenere i costi normalmente legati allo smaltimento di un prodotto di scarto, ma guadagneranno vendendo il medesimo prodotto a chi può riutilizzarlo.
2- Dal canto suo, l’azienda che lo acquista sta certamente risparmiando nell’acquistare un materiale che era altrimenti destinato a essere eliminato, piuttosto che uno di nuova produzione o magari commissionato appositamente. Come vedete, abbiamo già individuato due considerevoli vantaggi economici.
E il pianeta? Il pianeta ci ringrazia, perché tutte le volte che utilizziamo un materiale già esistente, invece di produrne di nuovi, stiamo rinunciando a impiegare acqua ed elettricità e a generare emissioni. Se poi, come in questo caso specifico, ci aggiungiamo il fatto che il dispositivo che si va a costruire è pensato per ridurre l’energia impiegata per cuocere i cibi, ci ritroviamo a segnare ancora un po’ di “punti” a nostro favore in tema di riduzione delle emissioni.
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È quindi solo questione di tempo prima che i brand si rendano conto che tutti, indistintamente, dovremmo perseguire un’idea di economia circolare, considerare il futuro dei prodotti di scarto che generiamo prima di intraprendere un’attività industriale o consumare, identificare l’opzione più sostenibile e magari anche quella che ci permette un risparmio su larga scala prima di avviare un’attività? No, non è solo questione di tempo, ma è soprattutto questione di corretta informazione e di volontà di cambiare le cose. Il tempo, invece, è un fattore chiave perché scarseggia: l’unica via verso il futuro è la sostenibilità e renderla inequivocabilmente conveniente è il modo migliore di raggiungerla.