In questa rubrica ci occupiamo di tanti tipi di marketing, ma il nostro focus principale è da sempre il B2B, nel dettaglio i trend del marketing B2B nel 2022.
Un settore particolare, che cambia rapidamente, ma lo fa spesso su binari differenti da quello che vediamo nel mainstream del B2C.
Alcuni di questi cambiamenti seguono il passo della società e si adattano alle nuove necessità del quotidiano – come nel caso della preponderanza di eventi virtuali durante il periodo della pandemia – mentre altri si verificano come conseguenza di dinamiche di mercato e dello sviluppo tecnologico.
- Che cosa possiamo aspettarci per questo anno che è appena iniziato?
- E quali trend sono emersi con più evidenza in quello che si è appena concluso?
Vediamolo insieme!
I podcast sono passati da strumento di nicchia a strumento mainstream
Il podcast è uno strumento strano. Avviato a partire da alcune specifiche nicchie di interessi, lanciato nell’ambito dell’intrattenimento dalle stesse nicchie. Poi esteso a un “nerdverso” più ampio, è approdato, molti anni dopo la sua nascita, al mainstream del B2B.
E, una volta completato “l’approdo”, ha iniziato a crescere a dismisura, soprattutto per quanto riguarda gli ascolti su Spotify.
Viene il sospetto che molti, nel nostro ambiente, partecipino di quelle sottoculture che forse sono marginali in Italia ma contano milioni di adepti nel mondo anglofono e che abbiano intuito le potenzialità di un mezzo che, prima di tutto, è piacevole da consumare. I podcast, infatti, si ascoltano soprattutto per piacere, perché sono ben fatti, perché i produttori di contenuti garantiscono qualità, perché sono comodi, pratici, flessibili. In Italia, alcuni grandi brand come Intesa San Paolo hanno iniziato a produrne di altissima qualità.
Per un marchio che intenda dirigersi al B2B esistono due possibilità:
- Produrre il proprio podcast, tarato sugli interessi del target (dopo opportuna indagine di mercato)
- Promuoversi in un podcast già molto seguito dal target di riferimento. I costi e l’impegno nel tempo, ovviamente, differiscono: da un lato un grosso sforzo produttivo protratto, dall’altro un’investimento più o meno circoscritto. Diverso, ovviamente, è anche il potere comunicativo che si ottiene.
La moltiplicazione dei formati video
Tutti i social attualmente esistenti permettono ormai di creare post video. Anche LinkedIn, che proprio in virtù del suo orientamento fortemente B2B ha “resistito” a questa innovazione più delle altre piattaforme, ha visto crescere la popolarità di questo tipo di contenuti fin da quando ha sbloccato la possibilità di postarli. Il video è ormai un formato imprescindibile per qualsiasi strategia promozionale e non è più pensabile attraversare l’universo B2B senza mai affidare almeno una parte della propria produzione a questo tipo di contenuto. Soprattutto, i formati che rientrano in questa definizione si sono moltiplicati: se pensi al video marketing come la versione online del classico “spot” pubblicitario televisivo, rischi di perdere di vista una parte importante di questo universo e di sprecare un notevole potenziale. Nella categoria rientrano infatti anche eventi online come i webinar, gli stream dal vivo su tutte le piattaforme, i video esplicativi su un prodotto o un servizio e così via. Per ogni formato (e per ogni format) occorre produrre contenuti su misura, pensati per coinvolgere il pubblico che fruisce della specifica piattaforma che si intende utilizzare.
Viviamo nell’era dell’automazione
Nessuno di noi ha più tempo né voglia di farsi carico delle parti più noiose e ripetitive dell’esecuzione di una strategia. Le energie creative, nel marketing B2B come altrove, funzionano meglio se incanalate nella determinazione di obiettivi e nella fase di pianificazione strategica. L’automazione, in questo senso, ci viene incontro non solo permettendoci di limitare il tempo che dedichiamo all’esecuzione delle campagne, ma anche migliorandone l’efficacia.
Per questo sempre più brand se ne servono per la gestione delle proprie promozioni. Fra i trend qui proposti, però, l’automazione del marketing è il meno sviluppato. Per ottenere buoni risultati, infatti, occorre un set up che può essere anche molto complesso e costoso, il che pone questo strumento al di là delle possibilità di moltissime PMI – lasciando però una nicchia di mercato ai primi operatori che riusciranno a offrire alternative economiche ed efficaci ai servizi attualmente disponibili.
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