Il panorama del marketing sta cambiando e la Generazione Z è (ancora, per il momento) alla testa di questo cambiamento. La generazione nata tra il 1995 e il 2005 è più propensa a rispondere positivamente al marketing etico rispatto a qualsiasi altra generazione nella storia. Questo gruppo unico di consumatori esige che i marchi facciano del bene mentre generano profitti ed è pronta a verificarne l’affidabilità.
I marchi che danno valore all’ambiente conquisteranno i cuori della Gen Z
La generazione Z – non è un segreto – è quella più attenta all’ambiente e con ogni probabilità sarà seguita da generazioni sempre più sensibili a questo tema. I nati dopo il 2000 sono più propensi dei loro genitori ad acquistare prodotti ecologici e lo fanno perché vogliono attivamente sostenere i brand che hanno un impatto positivo sul pianeta e non – come qualche volta è stato sostenuto – perché sensibili a una “moda” dell’ecologia.
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I brand la cui missione è in linea con quella dei consumatori della Gen Z hanno l’opportunità di fidelizzare una larga base di consumatori. incorporando l’etica ambientale nella strategia di marketing. Ecco alcuni modi per farle marketing etico comunicando in modo efficace con queste fasce demografiche:
- Fare ricerche su ciò che è importante per il pubblico di riferimento. Occorre scoprire cosa è importante per i potenziali consumatori e perché, per poi incorporare queste convinzioni nella propria strategia comunicativa.
- Certificare l’autenticità delle proprie politiche di riduzione dell’impatto ambientale o del proprio valore sociale con fonti terze. I Gen-Zers sono capaci di verificare le fonti, quindi non si accontentano di un brand che si “loda” da sé. Il finto “marketing etico” che copre pratiche non sostenibili o addirittura dannose è sempre destinato a essere “smascherato” sulla lunga distanza.
- È importante assicurarsi che tutte le comunicazioni del brand riflettano questi valori e quelli dei consumatori della Generazione Z in generale. La coerenza su più fronti è un must-
Non solo ambiente: La Gen Z vuole che i marchi si preoccupino della loro comunità e dei loro dipendenti
Secondo uno studio Experian, il 77% dei consumatori della Gen Z dichiara di preferire i marchi che si impegnano a favore delle comunità locali (per esempio, nel caso dei prodotti alimentari che lavorano con agricoltori di comunità indigene) e il 73% desidera che i propri marchi preferiti investano nei dipendenti e abbiano politiche del lavoro rispettose dei diritti dei dipendenti. Quando si tratta di pubblicità, la ricerca mostra che i Gen Z sono più propensi rispetto alle generazioni più anziane (Gen X e Boomers) a cambiare opinione su un marchio dopo aver visto una pubblicità che si riferisce direttamente a loro o ai loro interessi. Ciò significa che i marketer devono trovare il modo di far sì che i loro prodotti e servizi abbiano un impatto sulla vita di questa crescente base di consumatori.
Infatti, l’81% dei Gen Z crede che le aziende debbano essere trasparenti su come operano e su ciò che rappresentano – un numero più alto rispetto a qualsiasi altra generazione intervistata – e il 69% afferma di boicottare attivamente aziende considerate non etiche o non trasparenti con i propri clienti. È chiaro che anche i Millennial si preoccupano delle pratiche di marketing etico, ma la pratica del boicottaggio attivo e costante non è così diffusa fra gli appartenenti a questa generazione come all’interno della Gen Z.
La Gen Z si interessa al marketing etico
La Generazione Z è attenta ai brand e si interessa alla loro comunicazione. Questa generazione vuole sapere non solo chi c’è dietro il marchio, ma anche come vengono realizzati i prodotti e da dove provengono; vuole conoscere l’impatto dei propri acquisti sulle persone e sul pianeta e vuole essere informata su tutto, dalle pratiche di sostenibilità alle catene di approvvigionamento etiche, fino ai benefit per i lavoratori delle imprese correlate al prodotto.
In breve: la generazione Z vuole trasparenza su ciò che viene fatto per realizzare prodotti e servizi, e questo non si limita solo agli articoli prodotti in modo etico, come il caffè o il cacao da commercio equo e solidale o l’abbigliamento sostenibile. Si applica anche alle aziende che vendono prodotti di massa, come Coca-Cola o McDonald’s (entrambe hanno fatto recentemente passi avanti verso una maggiore trasparenza e hanno iniziato a investire in progetti dall’impatto ambientale positivo, guadagnandosi peraltro qualche accusa di greenwashing).
La Generazione Z apprezza la trasparenza
Comunicare al mercato degli under 25 è meno difficile di quanto sembri, ma non sono ammesse scorciatoie. Si tratta di una generazione orientata alla comunità, che apprezza i marchi etici e trasparenti, ma conosce la differenza fra marketing etico e produzione sostenibile. Chi pensa di cavarsela con qualche dichiarazione di principio, non andrà lontano!