Che cosa sappiamo del network marketing? La reputazione di questo tipo di attività è tutt’altro che rosea. La si associa normalmente alla vendita di certi tipi di prodotto, distribuiti prevalentemente nel corso di riunioni domestiche e informali (l’esempio più noto è quello del tupperware), a schemi piramidali assai poco raccomandabili che promettono fortune miliardarie senza alcun lavoro, oppure a venditori aggressivi posti costantemente sotto pressione per raggiungere risultati impossibili a danno di una clientela che non sarà mai soddisfatta e tantomeno fidelizzata. C’è altro? Sì, ma talvolta è difficile fare emergere gli esempi positivi. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.
Che cosa non è il network marketing
Cominciamo a fugare un po’ di dubbi. Prima di tutto, occorre dire che network marketing non è sinonimo di schema piramidale. Gli schemi piramidali sono pratiche illegali che spingono un numero crescente di soggetti a investire denaro nella speranza che altri facciano lo stesso e che il profitto “scorra” verso l’alto. Questi schemi portano guadagni solo ai loro ideatori, poiché non prevedono un vero prodotto (o prevedono un prodotto di copertura) alla fine della catena e non hanno alcun fondamento nel mercato: sono truffe e quindi giustamente proibiti.
Che cosa è, davvero, il network marketing?
La differenza fra uno schema piramidale e una struttura di network marketing legale è la presenza di un vero prodotto, che veri clienti possono essere interessati a comprare, e che viene offerto a un prezzo competitivo. La vendita di tupperware in case private, per esempio, è network marketing ed è legale e legittima: esiste un prodotto, qualcuno lo vende e qualcuno lo acquista. La definizione di “network marketing” pertiene esclusivamente al modo in cui è organizzata la struttura di vendita. Lo stesso principio si può applicare a molti altri prodotti.
Il ritorno del network marketing
Perché, in un’epoca in cui tutte le pratiche di marketing sembrano rinnovarsi, si sta registrando un ritorno a uno strumento che si considerava ormai tramontato? In primo luogo perché alcune caratteristiche del network marketing si adattano perfettamente ai valori della nuova sharing economy. In particolare, a rendere improvvisamente popolare questa tecnica è il fatto che il successo di ognuno dipenda in larga parte dalla sua capacità di aiutare gli altri ad avere successo, creando un circolo virtuoso che incentiva l’impegno personale e la competizione sana. Un altro motivo di questa ritrovata popolarità sta nella diffusione del lavoro da casa. Quello che un tempo era visto con sospetto, oggi è perfettamente normale. Moltissimi freelancer (e qualche dipendente) hanno un home office e bilanciano in questo modo al meglio la proporzione di tempo da dedicare al lavoro e al privato. Il network marketing è la risposta perfetta a una società che, in blocco, sembra sempre più ostile al concetto di ufficio e di lavoro subordinato.
Quando conviene?
Non esiste un target specifico e definito per il network marketing e non è necessariamente detto che chi lo intraprende debba avere per forza la mentalità del venditore. Questo è particolarmente vero nell’epoca dei social, che permettono a chi non ama eccessivamente le interazioni dirette di comunicare attraverso il filtro della tecnologia. Non deve stupire, quindi, che alcuni dei più entusiasti ed efficaci network marketer dei giorni nostri siano tendenzialmente timidi e non inclini alla vendita aggressiva. In linea di massima, i vantaggi del network marketing oggi sono soprattutto pratici: costi d’avvio bassi, la dispensabilità dell’ufficio, la possibilità di arrotondare uno stipendio esistente senza un impegno eccessivo in termini di tempo. Queste le convenienze per chi lo intraprende. Per chi produce i vantaggi stanno nella possibilità di saltare i meccanismi bizantini della distribuzione tradizionale, focalizzandosi sul concetto di community.