Ve lo ricordate quel tempo lontano in cui il marketing non conosceva gli influencer? In realtà questa è una domanda-trabocchetto: no, non ve lo ricordate quel periodo, perché non è mai esistito. L’influencer altro non è che l’evoluzione del testimonial, che in Italia ricordiamo fin dai primi caroselli. Una personalità in grado di catalizzare ammirazione e stima trasferisce le proprie qualità su un prodotto, “sposandone” la causa. Oggi che Carosello non c’è più e che anche le pubblicità col testimonial in senso classico ci sembrano un po’ appannate, il nuovo mezzo con il quale gli influencer dispiegano tutto il loro potenziale è Pinterest. E, se stai pensando che non avevi mai neppure sentito parlare di influencer su Pinterest, non preoccuparti: sei in ottima compagnia.
L’universo di Pinterest
Pinterest è completamente diverso dagli altri social. Tanto per cominciare, nasce con una sorta di inclinazione implicita alla call-to-action. Si va su Pinterest quando si cerca ispirazione per qualcosa: una cena, un outfit, un progetto di fai-da-te, l’acquisto di un regalo e così via. Chi frequenta Pinterest è già predisposto all’acquisto e già solo per questo i marketer dovrebbero dedicare a questa piattaforma molta più attenzione di quanto in media non facciano. Per molti, addirittura, l’idea che esistano degli influencer su Pinterest è ancora relativamente nuova e probabilmente non una priorità.
Il futuro di Pinterest
Le due parole chiave per il futuro di questa piattaforma? Social Commerce. Ci si potrebbe chiedere, a questo punto, perché Pinterest non sia ancora esploso fra i colossi dei social network. Prima di tutto perché la sua natura è ancora poco chiara. Ha “ambizioni” social, ma viene usato ancora soprattutto come un motore di ricerca. E l’utente medio non reagisce bene a un prodotto di cui non capisce la natura. Per questo motivo Pinterest suscita ancora reazioni polarizzate: c’è chi ne è assolutamente dipendente e chi l’ha provato una volta, non l’ha capito e non ha mai più aperto il proprio profilo. Pochissime le sfumature di grigio intermedie. Questa scarsa definizione nella natura del mezzo ha danneggiato la piattaforma sul piano della vendita degli ad e della commerciabilità in generale, costituendo un serio handicap nella corsa contro i grandi nomi del settore come Google o Facebook.
Differenze di genere
Uno dei motivi per cui Pinterest, nonostante questi problemi ancora irrisolti, è fondamentale per i brand, è che ha uno dei target meglio definiti fra tutti i social. La stragrande maggioranza degli utilizzatori della piattaforma sono infatti donne fra i 25 e i 45 anni, il che lo rende indispensabile per i prodotti che vogliano vendere a questa fascia. Naturalmente gli obiettivi del social network sono diversi da quelli dei brand che lo utilizzano: Pinterest sta cercando in tutti i modi di espandere la propria utenza fra gli uomini e fra le altre fasce di età.
Gli influencer su Pinterest
Un altro problema che rende la piattaforma meno competitiva per gli advertiser, rispetto a Facebook o Twitter, è la scarsa possibilità di targettizzare gli ad. Questo vuol dire che, nonostante la base di utenti della piattaforma si raddoppi praticamente ogni due anni, per i brand resta difficile targettizzare in modo efficace le proprie promozioni. Qui entrano in gioco gli influencer. Gli utenti che riescono a costruirsi un seguito, infatti, che lo facciano integralmente sulla piattaforma o che lo “trasportino” da altre realtà, parlano ancora a nicchie molto ristrette ma estremamente fidelizzate, con un’efficacia quasi ineguagliata sugli altri social. Ciononostante, a causa dei limiti della piattaforma, gli influencer su Pinterest sono ancora relativamente ignorati dalle agenzie. E, di conseguenza, più economici dei loro corrispettivi di Youtube o Instagram: una risorsa da scoprire e da mettere a frutto.